COVID-19 E CERVELLO

Il cervello è normalmente protetto dalla barriera ematoencefalica, una sorta di rete a maglie strette che lascia filtrare solo le molecole più piccole, così da impedire il passaggio a germi e sostanze tossiche.
Poiché i sintomi neurologici e psichiatrici (perdita del gusto e dell’olfatto, cefalea, vertigini, crisi epilettiche, disturbi dello stato di coscienza, ictus ischemico o emorragico, ecc) sono frequenti nei pazienti affetti da Covid, è evidente che il virus è riuscito ad attraversare questa rete, raggiungendo per via sanguigna il tessuto cerebrale.
Un’altra via di accesso percorsa dal virus è rappresentata dai nervi olfattivi, che esso risale fino a giungere ai bulbi cerebrali.
Una volta insediatosi nel cervello può manifestare subito la sua presenza con i sintomi descritti sopra, oppure rimanere silente per risvegliarsi anche dopo anni e provocare nuovi danni, analogamente a quanto accadde nel Parkinson post-encefalitico, raccontato nel celebre libro Risvegli di Oliver Saks. Questo potrebbe accadere anche in soggetti che hanno avuto il Covid in modo asintomatico.
È quindi importante disporre di un farmaco antivirale che sia efficace sul SARS-Cov2 (così si chiama il virus responsabile del Covid-19) e che sia capace di attraversare la barriera ematoencefalica.
Hydroxychloroquine | 21% |
Baricitinib | 20% |
Ruxolitinib | 3,5% |
Remdesivir | <5% |
Tocilizumab | 0,1% |
Lopinavir/ritonavir | 0,02% |
Favipiravir | 0,01% |
Tabella: Farmaci sperimentati nel Covid: percentuale che riesce a passare dal sangue al cervello. Si osserva che passano in piccola quantità, e la loro efficacia contro il Sars-Cov-2 è comunque modesta o nulla anche a dosi piene.
Blu di metilene: passa senza difficoltà.
Le immagini osservabili a questo link parlano da sole: